Durante la recente sessione plenaria a Strasburgo, il Parlamento europeo ha votato a favore dell’adesione dell’Unione europea alla Convenzione di Istanbul del 2011, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e lotta contro la violenza sulle donne.
La Convenzione di Istanbul, nonostante i molteplici appelli del Parlamento, non era ancora stata ratificata a causa del rifiuto di sei Stati membri: Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania, Lettonia, Slovacchia.
La svolta c’è stata nel 2021 quando la Corte di giustizia ha confermato che l’Unione europea può ratificare la Convenzione di Istanbul senza l’accordo di tutti gli Stati membri, esortando i sei Paesi che non lo hanno fatto ad attivarsi per recepirla nella legislazione nazionale e proteggere le donne nella misura massima prevista dal testo.
Il documento in sostanza prevede per tutti gli Stati aderenti l’obbligo di introdurre servizi di protezione e supporto per contrastare la violenza contro le donne, attraverso un adeguato numero di rifugi, centri antiviolenza, attivazione di linee telefoniche gratuite 24 ore su 24, consulenza psicologica e assistenza medica per le vittime.
Inoltre la Convenzione invita le autorità a garantire l’educazione all’uguaglianza di genere, alla sessualità e alle relazioni sane.
Questo è solo l’inizio di un percorso, iniziato nel lontano 2011, proseguito poi nell’ottobre 2015, quando la Commissione ha adottato una tabella di marcia che prevedeva, con l’adesione dell’UE alla Convenzione, l’attivazione a livello europeo del contrasto alla violenza contro le donne, maggiore impegno alla prevenzione e una migliore protezione e sostegno alle donne e ai bambini vittime di violenza.
Il Consiglio può ora finalmente procedere alla conclusione della procedura di adesione dell’UE alla Convenzione.
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