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ANA FIDELIA, CAMPIONESSA IN PISTA E NELLA VITA
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ANA FIDELIA, CAMPIONESSA IN PISTA E NELLA VITA
La chiamavano Tormenta del Caribe, tempesta dei Caraibi, per quella sua capacità di sprintare negli ultimi tratti del rettilineo con la velocità di una tempesta che travolge tutto, ma il suo nome è Ana Fidelia Quirot. Fidelia in onore di Fidel Castro.
Le sue specialità erano i 400 e gli 800 metri piani. Si era fatta notare già nel 1987, per il suo quarto posto ai Mondiali di Roma.
Da lì in poi tre anni di gloria con 39 vittorie consecutive per i 400 e gli 800 metri. Memorabile quella del 9 settembre 1989 a Barcellona, in Coppa del Mondo, con un tempo che solo tre donne nella storia sono riuscite a battere, un sensazionale 1’54”44. A Cuba era diventata una leggenda. Si era innamorata di Javier Sotomayor, primatista mondiale e oro a Barcellona.
Ebbero una storia, ma finì male e si lasciarono. Aspettava una figlia da lui quando avvenne la tragedia: era incinta di 7 mesi e un terribile incidente la devastò.
Una esplosione della bombola in cucina. Lei prese fuoco. Era il 23 gennaio 1993 e aveva 29 anni. La salvarono per miracolo e la portarono in ospedale. La fecero partorire d’urgenza, ma la piccola morì dopo pochi giorni. Fidel Castro la raggiunse immediatamente. Lei gli giurò che sarebbe tornata a correre, mentre i medici lottavano per mantenerla in vita. Dopo qualche giorno le portarono uno specchio e allora la sentirono urlare “dovevate farmi morire”. Aveva ustioni sul 38% del corpo. Dovette subire decine di interventi chirurgici e le impiantarono pelle artificiale per limitare i danni, ma dopo pochi mesi tolse le bende e si presentò al campo per gli allenamenti, al tramonto, quando la luce del sole non poteva farle troppo male. Neanche il suo allenatore credeva che potesse farcela, ma a novembre del 1993 corse gli 800 metri ai Giochi centroamericani a Ponce, nel sud-est del Porto Rico.
Era ancora dolorante e si muoveva a fatica. Lo stadio esplose in un boato quando lo speaker la presentò. Arrivò seconda, ma per tutti era la vincitrice morale della gara. Poi corse il 13 agosto 1995, una data particolare per lei, perché era il giorno del compleanno del suo più grande sostenitore, il Líder Máximo, e vinse l’oro ai mondiali di Goteborg.
Era tornata ad essere una campionessa e una eroina nazionale. Continuò a correre e ad Atene, il 9 agosto 1997, a 34 anni, vinse ancora l’oro battendo tutte le sue avversarie più forti.
Ora vive a Torino, ha sposato un italiano e ha avuto due figli. Quando è scoppiata la pandemia è riuscita a tornare nella sua Cuba, dove cuce mascherine per la sua famiglia e per gli amici. E da qui ha lanciato il suo messaggio di pace.
“Ai miei figli ma a tutti i giovani, maschi e femmine non importa, mando un messaggio: se volete un futuro migliore tocca a voi dire di NO a tutto questo male perché per ogni essere umano vivere in pace è un bene imprescindibile”.
Leonilde Gambetti
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