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Beatrice Cenci (1577-1599). Vittima e basta.

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“Beatrice Cenci sembra sia stata una di quelle rare persone nelle quali l’energia e la gentilezza coabitano senza escludersi vicendevolmente”, Percy B. Shelley, “I Cenci”.

La storia di Beatrice Cenci, “la vicenda mostruosa e terribile”, è accaduta nel Cinquecento, nella Roma “regno” del Papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini). Dal 30 Gennaio 1592 al 3 Marzo 1605, Clemente VIII è stato il sovrano, il 231°, dello Stato Pontificio.

Sovente, nel nostro tempo, si hanno notizie di avvenimenti analoghi alla storia di Beatrice e della sua famiglia. Donne che hanno subito violenze, o tentativi di violenze carnali, da parte di padri, fratelli, mariti e fidanzati. La vicenda di Beatrice Cenci è attinente alla tirannia familiare e al prevalere del potere politico-religioso dell’epoca.

Il conte Francesco Cenci, il rappresentante di una delle famiglie più nobili e ricche di Roma nel corso del pontificato di Clemente VIII, ha esternato un odio implacabile verso i figli, Bernardo, Giacomo e Beatrice. Verso quest’ultima il conte Cenci ha manifestato una incestuosa passione e alcuni atti violenti. Beatrice ha deciso di porre fine a tutto ciò, alla crudeltà del padre. Beatrice ha chiesto, in accordo con i fratelli e Lucrezia (la matrigna), a due sicari – Olimpio e Marzio – di assassinare il comune oppressore, il demonio. La sera del 9 Settembre 1598, nella dimora di Petrella (nei dintorni di Rieti), i due esecutori uccidono il conte Francesco. Per simulare una caduta accidentale i due sicari hanno gettato il cadavere nel giardino della dimora. Al termine di una serie di indagini, da parte dei magistrati dello Stato Pontificio, Beatrice, i due fratelli e la matrigna Lucrezia sono stati condotti nei sotterranei, destinati al carcere, di Castel Sant’ Angelo. Bernardo, Giacomo e Beatrice, Lucrezia hanno confessato -dopo essere stati sottoposti ad atti di tortura- di essere i mandanti dell’assassinio di Francesco Cenci.

Beatrice e Lucrezia sono state decapitate, con la spada, l’11 Settembre 1599, su un patibolo nelle vicinanze del ponte di Castel Sant’ Angelo. Giacomo, il fratello maggiore di Beatrice, è stato squartato pubblicamente. Bernardo, il fratello minore, è stato condannato al carcere a vita.

La storia di Beatrice Cenci ha suscitato commozione e pietà nel popolo di Roma. La decapitazione è stata eseguita dinanzi ad una enorme folla. Beatrice è stata idealizzata e definita la “vergine romana”, una donna giovanissima (22 anni) che ha deciso di reagire alla malvagità paterna e si è affidata ad una giusta vendetta. Nel corso dei secoli si è evidenziata la figura di Beatrice, una donna vittima e poi carnefice. Il poeta Percy B. Shelley, autore dell’opera teatrale “I Cenci” (1820), ha scritto: “La giovane, che fu spinta a concepire questa azione tremenda da un’impulso che soffocò il terrore, era visibilmente un essere molto amabile e gentile, una creatura fatta per rendere tutto più bello e per essere ammirata, e tanto violentemente allontanata dalla sua vera natura in seguito alla necessità delle circostanze ed alle convinzioni del momento”.

Presso la Galleria nazionale d’arte antica di Roma (Palazzo Barberini) è possibile osservare il ritratto, eseguito da Guido Reni, di Beatrice Cenci. Il dipinto è stato eseguito nei sotterranei di Castel Sant’ Angelo.

Oggi molte donne nel mondo possono – loro malgrado -richiamarsi alla tragica vicenda di Beatrice Cenci. È importante, un passaggio obbligatorio, lottare (individui, comunità) contro la paura e l’indifferenza che consegnano le persone all’assuefazione di fronte al male.

Il critico cinematografico e giornalista Eugenio Renzi in un articolo interessante, “Beatrice Cenci, vittima e carnefice”, apparso su “Il Manifesto”il 26 Luglio 2019, ha messo in evidenza che Beatrice, la parricida, “non è vittima in quanto figlia di un padre stupratore ma in quanto donna in una società in cui lo stupro è la musica di fondo del potere”.

Mio Dio! Possibile che io debba morire così presto! Così giovane finire sotto la terra oscura, fredda, impura e brulicante di vermi! Vieni oscura morte, ed avvolgimi nelle tue braccia che tutto afferrano, Beatrice Cenci.

Fonti:

Percy B. Shelley, “I Cenci”, Mursia, 1991

Claudio Rendina, “Le grandi famiglie di Roma. Storie e segreti”, Newton Compton Editori, 2017, p.216

https://ilmanifesto.it/beatrice-cenci-vittima-e-carnefice/

http://www.treccani.it/enciclopedia/beatrice-cenci_%28Dizionario-Biografico%29/

Per saperne di più:

https://www.leduecitta.it/index.php/teatro/570-archivio/2005/settembre-2005/832-processo-e-morte-di-beatrice-cenci-832

“Beatrice Cenci”, dvd, opera cinematografica di Luciano Fulci, 1968

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