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BEATRICE VENEZI, UN DIRETTORE D’ORCHESTRA CON I TACCHI ALTI
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È fra i primi direttori d’orchestra donna in Italia, la più giovane in Europa e la più giovane al mondo ad essersi esibita in teatri di rilievo internazionale.
Beatrice Venezi nasce a Lucca nel 1990, inizia a suonare il pianoforte all’età di 7 anni e a 18 anni scopre la sua passione per la direzione d’orchestra, un mondo storicamente riservato al genere maschile.
Il resto del suo curriculum si trova agevolmente in rete, ci basti sapere che raggiunge prestissimo il suo obiettivo, tanto che nel 2018 la rivista internazionale Forbes la inserisce tra i primi 100 under 30 più influenti al mondo. È molto amata e seguita sui social che usa soprattutto per avvicinare i giovani al teatro, alla musica e all’arte. Bella, capelli fluenti, look e trucco impeccabili, un sorriso accattivante e uno sguardo seducente. Il fascino è la sua dimensione naturale. Non rinuncia mai alla sua femminilità, neanche sul podio dell’orchestra, dove insieme alla bacchetta sfoggia tacchi altissimi e abiti spettacolari, inequivocabilmente femminili. «Sul podio indosso abito da sera e tacchi alti; non devo mascherarmi da uomo per dimostrare che so dirigere un’orchestra» ha dichiarato.
Ha avuto la fortuna di una famiglia che le ha permesso di esprimersi appieno e che l’ha sostenuta per raggiungere i suoi sogni. Su Vanity Fair dei suoi genitori dice “Mi hanno insegnato l’amore per le cose belle, per l’arte e la cultura. A loro devo la mia forza di volontà, a loro devo l’avermi indicato la strada migliore per raggiungere i miei obiettivi“.
Se la famiglia le ha dato gli strumenti giusti, il resto se lo è conquistato grazie alle sue doti, arrivando prestissimo al successo. Si fa chiamare “direttore d’orchestra”, al maschile. Per lei la parità di genere non si esprime declinando al femminile le parole direttore, sindaco, chirurgo. Vuole essere alla pari senza rinunciare al suo essere donna, agli abiti da sera, al rimmel, al rossetto e alle scarpe col tacco.
Ci hanno provato a imporle il frac, usato dai suoi colleghi uomini, ma è andata male. Non ci sono riusciti neanche in Giappone dove la società è più maschilista. Hanno vinto i suoi abiti eleganti e seducenti che non hanno offuscato il suo talento, anzi se possibile lo hanno esaltato. E così, anche lì, l’hanno invitata a tornare presto ad esibirsi. “Non dobbiamo imitare gli uomini quando dirigiamo. L’omologazione non porta a nulla di creativo. Noi donne abbiamo una visione diversa“, ha raccontato in una intervista. Ha una idea chiara della parità di genere, che spazia dal lavoro, alla parità salariale, dai diritti, ai servizi sociali.
“Dobbiamo puntare ad una pari dignità sul lavoro, una pari retribuzione, una pari possibilità di accedere a posizioni apicali” -ha dichiarato sempre su Vanity Fair – «Non con le quote rosa, che farebbero sentire noi donne specie protette del Wwf. Sarebbero molto più utili gli asili nido nelle aziende, nelle università, nei teatri». Insomma una nuova stella luminosissima splende nell’universo della musica classica. Il suo palcoscenico è il mondo, dal quale dirige l’orchestra della sua vita come un eccellente direttore d’orchestra, rigorosamente donna.
Leonilde Gambetti
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