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Circe la maga. Una donna indipendente e ricca di passioni
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Il mito di Circe ha una storia lunghissima. Si tratta di una leggenda che più si è prestata – nel corso dei secoli – ad essere reinterpretata. La figura e il mito di Circe hanno fornito a scrittori e artisti di ogni epoca materiale per opere narrative, teatrali, musicali e di arte figurativa. Basti evocare il poema di Omero, L’Odissea.
Divinità della mitologia greca, figlia di Elio, il dio Sole, e di Perse, sorella di Eeta e Pasifae. Circe, una creatura bellissima, che risiedeva nell’ isola di Eea. Isola che la tradizione antica stabilì in Italia, nel promontorio del Lazio, da Circe detto successivamente Monte Circeo. Nel mondo greco la magia era egemonia femminile. L’uomo era indovino e profeta. Circe era nella condizione di praticare un dominio sulla natura, sugli animali e sugli uomini. Nella Odissea Circe è presentata da Omero sotto due elementi diversi: malefica incantatrice e maga saggia. L’ eroe di Omero, Ulisse, così la descrive: “Su l’isola Eéa sorgemmo, dove Circe, diva terribile dal crespo crine e dal dolce canto…”
I compagni di viaggio d’ Ulisse giungono sull’isola di Eea. Circe offre loro una zuppa di formaggio, miele fresco, vino e cereali, a cui aggiunge una spezia magica. Gli uomini sono trasformati in porci. Ulisse, con l’aiuto di Hermes (il messaggero degli dèi), riesce a sfuggire alle arti magiche di Circe e ottiene il ritorno dei compagni di viaggio in sembianze umane. Di più: Ulisse vive, per un anno, amorosamente con Circe. Al termine di questa unione è Circe che indica a Ulisse la strada per raggiungere l’Ade e su come attrarre le anime dei morti per ricevere risposte e consigli. Ecco la saggia maga. Circe con i suoi poteri divini è capace di sentimenti. Lascia partire Ulisse ei suoi compagni di viaggio. Ulisse chiede lei di lasciare l’isola e si appella alla generosità di Circe ed alla sua capacità di comprendere la responsabilità del comandante, ossia Ulisse, nei confronti dei suoi uomini. Circe è una dea che soccorre l’eroe/Ulisse nelle avversità.
Nel poema omerico Circe è una figura indipendente. E tra lei e Ulisse non vi è magia, ma un confronto alla pari.
Nelle opere di Giordano Bruno (1548-1600), filosofo e religioso italiano, i riferimenti a Circe sono numerosi. In particolare nell’ opera Cantus Circaeus (Il Canto di Circe). Circe spiega ad una sua domestica che troppi uomini nascono con animi bestiali dentro, e quindi meritano di essere mutati nei corrispettivi animali, dal momento che, una volta mutati, non si distingueranno molto da prima. Per Giordano Bruno Circe trasforma le apparenze e mette a nudo la verità. Secondo Madline Miller, scrittrice statunitense e nel 2018 autrice del libro – libro dell’anno per le principali riviste letterarie americane- Circe, la figlia del dio Sole è una donna di passioni: amore, amicizia, paura, rivalità e nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino (Dedalo, Medea, Minotauro, Scilla e Ulisse). Circe che lotta contro le ostilità dell’Olimpo al fine di scegliere se appartenere al mondo degli dèi o a quello degli esseri umani.
Il termine Circe (o Maga Circe) rappresenta, nell’uso comune, il fascino della natura e dell’istinto a cui gli esseri umani cedono divenendo simili alle specie animali. E sempre nell’ uso comune, con una eccessiva evocazione, Circe è il segno della adulazione femminile e della seduzione calcolata.
Fonti:
Omero, Odissea, Casa Editrice G.D’Anna, Messina-Firenze, 1960
https://ojs.uniroma1.it/index.php/statusquaestionis/article/viewFile/13143/12963
http://www.sonzognoeditori.it/index.php/component/marsilio/scheda-libro/4540034/circe
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