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COL COVID AUMENTANO LE DISEGUAGLIANZE DI GENERE

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Se nel 2008 la crisi occupazionale, legata a quella economica e finanziaria, ha colpito sopratutto il lavoro maschile in modo particolare nel settore edilizio e manifatturiero, con la pandemia causata dal Covid19 a pagare pegno sono soprattutto le donne.

A lanciare l’allarme sono l’economista della Bocconi Alessandra Casarico e la sociologa Chiara Saraceno in uno dei recenti appuntamenti digitali del Festival dell’Economia. «I settori colpiti sono diversi rispetto alle crisi passate e quelli ad alto impiego di manodopera femminile sono tra i più esposti. – spiega l’economista Casarico – Le donne sono più presenti nei settori cosiddetti sociali ad alto contatto fisico, come commercio all’ingrosso e al dettaglio, ospitalità e turismo, ristorazione, tutti settori fortemente soggetti alle limitazioni imposte dal distanziamento sociale.»

Circa l’80% dei posti di lavoro persi, infatti, erano occupati da donne e i dati dell’Istat sul mercato del lavoro dopo il lockdown mostrano un drammatico aumento della disoccupazione femminile.

A colpire le donne anche la prolungata chiusura di nidi e scuole che ha scaricato sulle lavoratrici un aggravio di incombenze famigliari e la riorganizzazione dei tempi e degli impegni in seno alla famiglia. A colpire le donne è anche la child penalty, cioè le penalizzazioni subite dalle donne lavoratrici all’arrivo di un figlio, le quali per tornare sui livelli retribuiti pre-maternità si stima impieghino fino a 15 anni. Insomma le diseguaglianze di genere che in Italia avevamo appena iniziato ad aggredire stanno rimontando velocemente.

«Giusto mobilitarsi contro la violenza, – dice la Saraceno – ma anche le disuguaglianze hanno bisogno di un grande movimento d’opinione».

E allora facciamoci sentire.

Leonilde Gambetti

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