Che la nostra sia un’epoca strana, piena di repentini e significativi cambiamenti, pare abbastanza evidente.

Anche quegli ambiti  che per loro natura sono considerati immutabili da secoli, come la religione, ci hanno riservato in questi ultimi 10 anni qualche sorpresa.

Chi infatti, credente o meno, non ha sussultato di fronte alle dimissioni di Papa Benedetto XVI l’11 febbraio del 2013?

Annunciate in latino durante un normale appuntamento di ruotine, in molti si chiesero se avessero capito bene il significato di quella dichiarazione.

“Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum”, ovvero: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”.

Benedetto XVI, uno dei più longevi della storia, è stato il primo Papa in epoca moderna a rinunciare al pontificato. Prima di lui lo aveva fatto seicento anni prima Gregorio XII nel 1415, e prima ancora Celestino V nel 1294.

Per ben 10 anni abbiamo vissuto questa anomalia, per la nostra epoca, dei due Papi. Papa Bergoglio e Papa Ratzinger, uno argentino e l’altro tedesco. Così diversi l’uno dall’altro, eppure in armonia.

Ora ne è rimasto uno solo. Papa Benedetto XVI è venuto a mancare il 31 dicembre.

Ma siamo sicuri che con la scomparsa di Papa Ratzinger si chiuda la fase del Papa emerito?

Papa Francesco infatti nei giorni scorsi ha annunciato di aver già firmato una lettera di rinuncia al pontificato «in caso di malattia».

Forse quelle sbalorditive dimissioni di Benedetto XVI  hanno aperto 10 anni fa una nuova era, quella dei Papi emeriti.