Secondo gli approfondimenti fatti dall’Associazione “Toponomastica Femminile” in Italia solo il 7% delle strade è intitolato alle donne. Di questo 7% la metà è dedicata a personaggi femminili religiosi, come Madonne e Sante.
Nel corso dei secoli è stato consegnato all’oblio il valore delle tante donne che hanno contribuito alla sviluppo culturale, artistico, scientifico, economico e civile del Pese. È stata negata la memoria storica dei tanti talenti femminili che in ogni abito hanno conquistato faticosamente rilevanza pubblica portando progresso e sviluppo.
Lo scorso anno l’ANCI (ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI), al fine di ridurre l’attuale divario nella memoria collettiva, ha promosso la campagna dell’Associazione Toponomastica Femminile e invitato i Comuni, ad  intitolare prima possibile tre aree di viabilità, di tipo automobilistico, pedonale o ciclabile, ma anche rotonde, giardini e spazi pubblici a tre donne di rilevanza locale, nazionale e internazionale.
Nello specifico l’invito rivolto alle amministrazioni comunali consisteva nel dare un segnale forte per il riconoscimento del valore delle donne e della loro visibilità. Ma non solo. Anche a rendere paritaria la componente femminile all’interno delle Commissioni toponomastiche deputate alla selezione dei nomi a cui dare pubblico merito; a dotare i Comuni di un Regolamento toponomastico che suggerisca criteri di equità; e infine a favorire un confronto partecipato sulle scelte dei nomi, attivando progetti di ricerca per una cittadinanza attiva e consapevole.
Per chi volesse approfondire il tema della toponomastica femminile è consigliata la lettura libro “Via libera. 50 donne che si sono fatte strada”(editore Sonzogno) scritto da Valentina Ricci, Viola Afrifa e illustrato da Romana Rimondi che è un primo stradario d’Italia tutto al femminile e che racconta i pochissimi nomi femminili ricordati nelle vie e anche le tantissime eccellenti esclusioni.