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IL “NO” DI FRANCA VIOLA CHE CAMBIÒ TUTTO

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È il 1965, Franca Viola ha poco più di 17 anni e vive ad Alcamo in Sicilia. È una adolescente come tante altre, bella e giovane, dicono la più bella del paese. Con pensieri e sogni nel cassetto come tutti i ragazzi e le ragazze di quell’età. Filippo Melodia, nipote di un boss locale, decide che la ragazza deve essere “sua” e il 26 dicembre, con una banda di dodici uomini, irrompe nella sua casa e la rapisce. Per sette giorni la tiene segregata e la violenta ripetutamente.
Non era un fatto inusuale nell’Italia di quegli anni. Si chiamava “fuitina”. I ragazzi si mettevano d’accordo e si allontanavano da casa costringendo le famiglie ad approvare il matrimonio riparatore, ma capitava anche che la ragazza non fosse consenziente. Poco importava. La legge tutelava l’uomo. La donna non aveva alcun diritto, se non quello di subire il matrimonio con chi l’aveva segregata e stuprata. Era la legge sul matrimonio riparatore in caso di violenza sessuale, una legge contenuta nel Codice Penale che non comminava alcuna pena per il violentatore, ma anzi legittimava lo stupro.
Quando la famiglia di Melodia andò dal padre di Franca per accordarsi sulle nozze, l’uomo finse di accettare l’accordo matrimoniale per scoprire il luogo dove fosse segregata la ragazza. Il giorno seguente fece arrestare i rapitori e liberare la ragazza dalla polizia.
Tutti pensarono che la faccenda si sarebbe risolta come sempre, con le nozze dei due giovani. Ma Franca, sostenuta dal padre, decise di non sposare il suo aguzzino e anzi lo denunciò. Fu la prima in Italia a farlo.
Il fatto fu talmente eclatante che ebbe l’attenzione della stampa nazionale.
Al processo il Pubblico ministero chiese 22 anni di carcere per Melodia, ma fu condannato solo a 11 anni per violenza carnale, violenza privata, lesioni, minacce e per il ratto a scopo di matrimonio. La pena fu poi ridotta a 10 anni perché le «usanze» furono considerate un’attenuante.
Seguirono interpellanze parlamentari e proteste di tanti italiani indignati per l’assurdità della legge. Fu un primo passo verso l’emancipazione della donna in Italia che portò nel 1981, dopo ben 16 anni, all’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. Appena 39 anni fa. E tutto questo grazie ad una giovanissima donna siciliana che, a testa alta, ha gridato forte il suo “No!” alla violenza e alla prevaricazione degli uomini.
Franca Viola si è poi sposata con Giuseppe, l’uomo del quale era innamorata e dal quale ebbe due figli. L’8 marzo 2014 fu insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal presidente Giorgio Napolitano.
La sua storia è riportata sui libri di scuola e ispirò il film “La moglie più bella” (1970) di Damiano Damiani, con Ornella Muti nel ruolo della protagonista.
Leonilde Gambetti

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