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Imprese: vince chi è più rosa.
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Negli ultimi anni le imprese hanno iniziato a considerare sempre più l’inclusione e la diversità come un elemento basilare per la crescita. Nel 2015 la società statunitense McKinsey & Company (società di consulenza manageriale e di strategia per le imprese, le istituzioni e le organizzazioni non profit), con il rapporto “Why diversity matters”, aveva messo in luce che le aziende più attive in termini di diversità di genere, ovvero con una percentuale maggiore di quote rosa, avevano il 15% di probabilità in più di determinare ottimi risultati imprenditoriali. L’edizione 2018 del rapporto elaborato dalla società statunitense di consulenza manageriale indica che la quota dal 15% (la quota relativa al 2015) è salita al 21%. Un bel traguardo.
Sintetizzando tutto questo si può sostenere che le imprese, nel mondo, con più donne nelle cariche di vertice conseguono risultati migliori.
In Australia il 21% delle imprese affida funzioni esecutive alle donne. Negli Stati Uniti d’ America la quota è del 19% e in Gran Bretagna tocca il 15%. Per quanto concerne la presenza femminile nei consigli d’amministrazione- sempre in Australia, Stati Uniti e Gran Bretagna – la percentuale nelle imprese è al 30% in Australia, 26% negli Stati uniti e 22% nella Gran Bretagna.
Il rapporto della società statunitense evidenzia che, su scala globale, è cresciuta la sollecitazione, sia sulle singole persone che sulle organizzazioni, a raggiungere una maggiore (e migliore?) parità di genere nell’ ambiente di lavoro. Tutto ciò significa, come abbiamo riportato qualche rigo sopra, aziende meglio gestite, meno inclini ad accettare rischi eccessivi e più innovative rispetto ad imprese con gruppi dirigenti esclusivamente maschili.
Uno studio recente curato dal Petersen Institute for International Economic, un centro studi con sede a Washington, ha rilevato come il passaggio da nessuna presenza femminile all’interno del management aziendale a una rappresentanza del 30% favorisca un aumento del 15% dei ricavi netti.
Anne Tolmunen, gestore dell’Axa Wf Framlington Women Empowerment Fund fondo d’investimento che è presente in 62 nazioni), sostiene che “la presenza femminile determina risultati migliori in termini di redditività del capitale e di performance corrette per il rischio”.
La tesi di Anne Tolmunen è avvalorata da un’analisi resa pubblica dalla banca Credit Suisse. L’ analisi dell’istituto di credito internazionale rileva che su oltre 3.000 società, le imprese con almeno una donna all’interno del consiglio di amministrazione hanno offerto più del previsto l’universo d’investimento complessivo del 40% (il 3,5% l’anno) nel decennio 2006-2016. Inoltre, le aziende con una presenza femminile superiore al 33% tra le cariche apicali, invece, hanno reso più del previsto l’universo d’investimento complessivo del 3,8% l’anno tra il 2009 e il 2016.
Anne Tolmunen, dal suo angolo di visualizzazione, in merito alle quote di genere e alle imprese su cui investire ha spiegato che “la società (Axa Wf Framlington Women Empowerment Fund, ndr) dispone di un universo investibile di circa 10 mila titoli. Si procede tramite uno screening quantitativo per verificare la presenza di quote rosa tra i ruoli apicali o nel consiglio di amministrazione. Poi eseguiamo un’analisi approfondita per assicurarci che abbia gli attributi di crescita e redditività che stiamo cercando. L’obiettivo è costruire un portafoglio diversificato di 45-55 titoli con un adeguato profilo di rischio”.
Il gestore di Axa Wf ha trovato, con sorpresa, molte opportunità in alcuni settori meno orientati alle donne: la tecnologia e l’assistenza sanitaria. Settori nei quali la competizione per il talento è alta e richiama il maggior numero di candidati e quindi aumenta la presenza femminile. La fonte è sempre la società McKinsey & Company tramite una ricerca condotta, nel 2017, dal McKinsey Global Institute-. La ricerca in questione pone in risalto che se le donne svolgessero le stesse mansioni degli uomini nel mondo del lavoro, si moltiplicherebbe del 26% il Prodotto interno lordo globale annuo entro il 2026.
A fronte di queste ricerche è doveroso impegnarsi ogni giorno al fine di combattere la disuguaglianza di genere: normative, atteggiamenti, pensieri e luoghi comuni. Basta. Chi investe sul genio femminile, sulla parità, vince.
Fonti:
Gabriele Petrucciani, Investi sulla parità? Il portafoglio cresce di più, “L’ Economia” – “Corriere della sera”, pagina 40, Lunedì 25 Marzo 2019
Simona Sforza, Sfatiamo gli stereotipi sulle donne, Dol’s Magazine, www.dols.it/2017/02/287sfatiamo-gli-stereotipi-sulle-donne
Per saperne di più:
https://piie.com/publications/working-papers/gender-diversity-profitable-evidence-global-survey
https://piie.com/publications/working-papers/gender-diversity-profitable-evidence-global-survey
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