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La moda è donna. Fino ad un certo punto

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Qualcosa non procede nella direzione giusta nel mondo della moda. Una donna e un uomo entrano nell’universo della moda allo stesso tempo e con eguali titoli di studio, esperienze professionali precedenti e così via.

Iniziano a fare gavetta, salire i ranghi all’interno della azienda per cui lavorano. Tutto bene – e paritario – fino ad un certo livello. Ma alla fine è molto probabile che la donna rimanga bloccata nel middle management/ quadro intermedio mentre l’uomo prosegue nella salita e raggiunge la vetta. Vi sono molte donne in ruoli di middle management nella moda. Secondo Unraveling the fabric ceiling, uno studio – https://www.pwc.com/us/en/industries/consumer-markets/library/female-leadership-apparel-industry.html – prodotto dalla società di contabilità e consulenza globale, Price watherhouse Coopers (PwC), solo il 12,5% delle imprese di abbigliamento hanno donne Ceo, ovvero Chief Executive Officer, la persona che ha la responsabilità più alta all’interno di un’impresa.

Questa percentuale, il 12,5%, è inferiore a quella delle imprese del settore aerospaziale, che sono circa il 20% a guida femminile e dei servizi finanziari in cui il 18% delle imprese ha donne come dirigenti.

La disuguaglianza vige in un contesto nel quale è la donna la massima interprete della moda. Le donne prendono circa l’80% di tutte le decisioni di acquisto inerenti alla moda (15 trilioni di dollari) non solo per esse ma per una cerchia più ampia: amici e familiari. In particolare coniugi e figli. Lo studio prodotto da PwC pone in evidenza una serie di ostacoli strutturali che impediscono alle donne di ottenere i migliori posti di lavoro. La particolarità è nel dato seguente: tra le imprese di abbigliamento, compresi i rivenditori, le imprese a conduzione femminile sono circa due volte più redditizie delle aziende con Ceo di genere maschile. Gli ostacoli strutturali sono rappresentati dalla (contraddittoria) strategia attuata delle imprese. Si investono molti soldi per promuovere la parità di genere e nel contempo i massimi dirigenti non sono in grado di rimuovere gli ostacoli che non consento alle donne di intraprendere una carriera dall’inizio alla fine. Nel settore della moda gli uomini ottengono programmi di formazione per divenire dirigenti in numero superiore rispetto alle donne.

PwC ha basato il suo studio sulle interviste realizzate ad un buon numero di dirigenti attuali ed ex. Cosa fare per rimuovere gli ostacoli strutturali che impediscono alle donne di ottenere le migliori mansioni all’interno di un’azienda?

Un primo passo da compiere. Al momento delle assunzioni e delle promozioni. Rivedere il modo in cui un’azienda gestisce tutto ciò. Insomma, se le donne lasciano l’azienda con maggiore frequenza degli uomini o non ricevono promozioni l’azienda (seria e senza pregiudizi) dovrebbe chiedersi il perché. Potrebbe aiutare – per mezzo di interviste, sondaggi – un maggiore coinvolgimento dei dipendenti. Vi sono anche, in piccola parte sperimentati in molte aree del mondo, percorsi di carriera su “misura” per le donne che hanno la necessità di destreggiarsi tra le funzioni in casa o sul posto di lavoro. Gli individui possono dare un contributo fondamentale e modificare lo status quo, nel caso specifico, nel settore della moda. Gli uomini debbono fare la differenza. Capire i propri punti di vista e i pregiudizi. Aiutare le colleghe donne. E le donne debbono fare sempre più squadra. Queste azioni posso aiutare ad attrarre e trattenere in un’impresa i talenti e rendere le aziende redditizie e innovative. Non resta che mettere in atto, ogni giorno, i valori profondi di cui è portatrice una comunità di donne e uomini, un’azienda.

“Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna”, Coco Chanel (1883-1971)

 

Fonte:

https://qz.com/work/1615944/fortune-1000-fashion-companies-have-shockingly-few-female-ceos/

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