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La transizione digitale e le donne. Cogliere l’attimo!
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Il McKinsey Global Institute – centro studi di ricerca economica della società internazionale (la McKinsey, ndr) di consulenza manageriale, ha presentato, nel Giugno scorso, il rapporto, “The future of women at work”, https://valored.it/wp-content/uploads/2019/06/2019-McKinsey_TheFutureOfWomenAtWork_2019.pdf .
La ricerca è attinente alla transizione digitale e al modo in cui essa influenzerà il mondo del lavoro al femminile da qui al 2030. Per le donne l’evoluzione delle professioni e la nascita di nuovi posti di lavoro in chiave tech rappresentano una grande occasione di sviluppo personale, professionale e sociale. Anche sul versante economico: retribuzioni più alte e maggiore tempo a disposizione da dedicare ad altre attività, senza doversi ridurre al gioco della scelta tra lavoro e famiglia.
Secondo la ricerca McKinsey la condizione obbligatoria è che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini per quanto attiene alla transizione digitale, di accesso alla tecnologia, alla formazione permanente tramite misure di supporto alla famiglia altrimenti, la transizione digitale potrebbe divenire elemento di ulteriore divario di genere.
Con la rivoluzione digitale, tra i 40 e i 160 milioni di donne entro il 2030 si ritroveranno a cambiare lavoro o a dover aggiornare le proprie competenze all’interno della propria mansione: un numero che comunque rappresenta una sfida a livello globale nei termini dell’integrazione femminile nell’economia del lavoro. Sebbene i lavori del futuro siano concentrati al 60% in settori oggi dominati dagli uomini, dalla programmazione alla sicurezza informatica, dalla robotica all’intelligenza artificiale, le donne avrebbero le capacità e le esperienze per inserirsi a pieno titolo in questi ambiti (tant’è vero che le nuove tecnologie nei prossimi anni offriranno un buon 20% di posizioni lavorative in più per le donne).
Le istituzioni dovranno confrontarsi su questo scenario. Nel terziario, la tecnologia rinforzerà i processi lavorativi: le donne potrebbero mettere a frutto queste possibilità, servendosi della rivoluzione digitale come un reale punto di partenza per il proprio successo lavorativo.
Lo stato dell’arte, purtroppo, è che la transizione rimane più difficile per le donne rispetto agli uomini, non solo per questioni di tempo (la formazione e l’aggiornamento di competenze ne richiedono tante), ma anche in termini di accesso e per livello di istruzione. Oltre che per effetto di barriere culturali. Ad oggi, infatti, meno del 20% dei lavoratori in ambito tech è donna, gli uomini nel mondo hanno il 33% di opportunità in più di accedere ad internet rispetto alle donne, e appena il 35% degli studenti di materie STEM nel mondo è femmina.
Il comparto della sostenibilità, secondo la ricerca McKinsey, in ambito aziendale sarà sicuramente uno dei più vantaggiosi.
Anche tra gli ingegneri del machine learning le opportunità sono in sensibile aumento: tra il 2012 e il 2017 il numero di ingegneri specializzati su questo tema è decuplicato. Eppure, ad oggi solo il 14% dei professionisti dell’intelligenza artificiale è donna.
Per quanto le riguarda, in particolare le professioni in ambito sanitario, di assistenza clienti e servizi andrebbero per la maggiore, mentre le posizioni ingegneristiche, legate all’informatica, alle scienze ambientali e alle costruzioni rimarrebbero “dominio” maschile.
Affrontare e superare questi blocchi è possibile. Inoltre, la partecipazione delle donne nel quadro tecnologico permetterebbe di realizzare processi più creativi e consentirebbe di costruire tecnologie più inclusive.
“Spesso la differenza tra una famiglia in difficoltà e una in salute è la presenza di una o più donne potenti al centro di quella famiglia. Spesso la differenza tra una comunità divisa e una fiorente è il sano rispetto tra gli uomini e le donne che apprezzano l’uno i contributi alla società dell’altro. La differenza tra una nazione che langue e una che fiorirà è il riconoscere il bisogno di un accesso all’istruzione pari tra bambini e bambine”. Michelle Obama
Fonti:
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