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Le donne e il diritto di voto in Italia e nel mondo. “Fatti e non parole”, come è nato questo motto.

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“DEEDS NOT WORDS”

Spesso alcuni popoli si ritengono superiori ad altri. La superiorità (presunta o reale, c’è da ragionarci) risiede nel complesso di leggi, abitudini e opportunità a cui fanno riferimento le donne e gli uomini di un dato Paese.

In Italia (la terra di Dante Alighieri, Michelangelo e Rita Levi Montalcini) per le donne il diritto di voto politico (a suffragio universale, così pure per gli uomini) fu possibile con le prime elezioni legislative, che si tennero il 2 Giugno 1946. Inoltre, il 2 Giugno del’46, Il popolo italiano scelse con referendum istituzionale (Monarchia- Repubblica) la forma repubblicana. La prima volta al voto 12.998 131 donne (un milione più degli uomini) misero nell’urna la scheda elettorale.

E, nel 1948, la Costituzione della repubblica Italiana (articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”) sancì per le donne pari diritti e dignità in ogni settore e consentì ad esse di emanciparsi dalle situazioni di inferiorità in tutti i settori della vita sociale.

Prima del 1948, a partire dall’ Unità d’ Italia (17 Marzo 1861) furono elaborati, in Parlamento, molti progetti di legge in merito al diritto di voto alle donne. Progetti, è bene ricordare, concernenti il diritto di voto per censo, ovvero tramite il reddito e il complesso di beni (individuale E familiare) di una persona. Il suffragio universale, il diritto di voto che le donne ottennero nel 1946, è conferito a tutti i cittadini che abbiano raggiunto una determinata età, senza alcuna discriminazione di sesso, razza e subordinazione a titoli di natura economica. La prima vittoria della storia del diritto di voto alle donne accadde nel 1890. La normativa 6972 del 17 Luglio attribuì alle donne la possibilità di votare ed essere votate nei consigli di amministrazione delle istituzioni di beneficenza.

Altre normative e altre date da ricordare: legge 121 del 10 Marzo 1910 che conferì alle donne la partecipazione elettorale nelle Camere di Commercio. La normativa 487 del 4 Giugno 1911 con la quale le donne poterono partecipare alle elezioni di organi dell’istruzione elementare e popolare.

La scrittrice Dacia Maraini, nel 2016, intervenne in un dibattito pubblico in occasione del 70° anniversario del referendum Monarchia- Repubblica del 2 Giugno 1946. La scrittrice riguardo al diritto di voto alle donne dichiarò che” l’emancipazione di una maggioranza (e le donne sono una piccola maggioranza) è fondamentale per tutta la società. Questa maggioranza porta dentro idee nuove. È una crescita della società”. E– sottolineò Dacia Maraini – la Repubblica italiana non è stata fatta solo da uomini ammirevoli: ma le donne che hanno contribuito con le loro azioni e pensieri alla nascita della Repubblica e al varo d’importanti riforme di parità. Vorrei ricordare figure come Camilla Ravera, Nilde Iotti, Teresa Noce, Teresa Mattei, Maria Ombra, Alba De Cespedes, Fausta Cialente, Tina Anselmi”.

E nel resto del mondo?

Forse per molte persone risulterà una sorpresa apprendere che la Nuova Zelanda fu la prima nazione al mondo che riconobbe il diritto di voto alle donne. Non la Francia del 14 Luglio 1789- la presa della Bastiglia. Il 19 Settembre 1893 – lo scorso 19 Settembre si è celebrato il 125°anniversario – la legge fu approvata dai due rami del Parlamento. Non secondario, ai fini della approvazione della legge, fu la battaglia politica, fuori e dentro il Parlamento, che svolsero le Suffragette (il movimento di emancipazione femminile che si sviluppò nel Regno Unito per la conquista dei diritti delle donne in tutto il mondo). Nel 1902 l’Australia approvò un atto di suffragio per le donne. Suffragio che non fu concesso alle donne aborigene. La Finlandia nel 1906, allora Granducato di Finlandia, fu il primo Paese europeo che garantì alle donne il diritto di voto e il diritto di candidarsi al Parlamento. Fu la prima nazione al mondo.

E a seguire: Norvegia (1913), Danimarca (1915), Armenia (1917-1919), Russia (1917), Canada (1917), Germania (1918), Stati Uniti d’ America (1920), Regno Unito (1928), Spagna (1931), Brasile (1932) Francia (1946), Turchia ,Cina, India e Messico (1953), (1949), Svizzera (1971), Giordania (1973), Nigeria (1976), Bahrein, Emirati Arabi Uniti (2000), Qatar (2003), Arabia saudita (2015). Il numero delle nazioni in cui fu ampliato il diritto di voto alle donne aumentò principalmente tra il 1940 e il 1970. Vi sono aree del mondo in cui il diritto di voto alle donne è di difficile attuazione. In Libano, ad esempio, le donne debbono dimostrare, cosa non richiesta agli uomini, di possedere un’istruzione di base. In Algeria la donna per accedere al voto deve dimostrare di aver compiuto 62 anni. Le autorità di Hong Kong – già colonia britannica, tornata alla Cina nel 1997 – nella primavera scorsa hanno respinto la richiesta di suffragio universale chiesto dalla Cina.

Fa riflettere il dato relativo alla Svizzera. Uno Stato industrializzato e una popolazione altamente istruita. Gli uomini votano dal 1921 e hanno elaborato una carta costituzionale moderna nel 1848. Le donne hanno ottenuto il diritto di voto nel 1971. Un’ attesa di 143 anni. Il Parlamento più rosa al mondo? In Africa centrale, in una delle nazioni più povere del nostro pianeta. Il Rwanda. Il 61% dei seggi parlamentari è occupato da donne.

Il diritto di voto alle donne è una questione tuttora aperta e non dovrebbe essere declinata in uno scontro di civiltà. Basti pensare che in Inghilterra, nel 1867, il filosofo ed economista John Stuart Mill propose un emendamento a favore del voto alle donne e ricevette 3 voti a favore e 196 contrari.

In Francia, nel 1791 al culmine della Rivoluzione francese, una fervente sostenitrice della Rivoluzione, Olymepe Des Gouges, scrisse: “La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”. Des Couges chiese lo stesso trattamento per tutti. Senza l’emancipazione della donna non è possibile la redenzione dell’umanità. Per il futuro ci si potrebbe affidare alla parola d’ordine: “Fatti e non parole”. Il motto fu creato nel Regno Unito, nel 1889, dalle donne dell’organizzazione, che si impegnò per il suffragio universale, Women’s Social and Political Union.

“DEEDS NOT WORDS”

Fonti:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/08/8-marzo-dalla-nuova-zelanda-allarabia-saudita-il-voto-alle-donne-e-ancora-una-conquista/2527423/

http://www.bibliolab.it/wiki_massa/suffragio2.html

https://www.edscuola.it/archivio/antologia/donna/voto.htm

https://www.eroicafenice.com/salotto-culturale/diritto-di-voto-alle-donne/

https://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/dacia_maraini_voto_donne_2_giugno-1764104.html

https://www.tpi.it/2018/05/06/donne-diritto-voto/

https://www.studenti.it/suffragette.html

http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/storia/2016/09/02/news/voto_donne_svizzera-3212831/

https://adozioneadistanza.actionaid.it/magazine/voto-donne/

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