Lidia Poët, nata a Perrero in provincia di Torino nel 1855, è stata una pioniera nella lotta contro la discriminazione di genere e una figura di spicco nella storia del diritto italiano. Nel 1883, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino ha fatto storia iscrivendola all’albo degli avvocati patrocinanti, rendendola di fatto la prima donna in Italia a diventare avvocato.
Tuttavia, nonostante la legge non impedisse l’accesso alle donne, il Procuratore Generale del Regno mise subito in dubbio la legittimità dell’iscrizione e impugnò la decisione ricorrendo alla Corte d’Appello di Torino, che nello stesso anno accolse la richiesta del Procuratore e ne ordinò la cancellazione dall’Albo.
Nonostante questi ostacoli Lidia Poët non si arrese mai e continuò l’attività legale pur senza poter patrocinare nei tribunali.
Fu sempre molto attiva nella lotta per l’emancipazione femminile aderendo al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane fin dalla sua nascita nel 1903. Finì per vincere la sua battaglia nel 1920, all’età di 65 anni, dopo l’entrata in vigore della legge 1176 del 1919 che autorizzava le donne a entrare in alcuni dei pubblici uffici, e riuscì così finalmente a iscriversi all’Albo degli avvocati di Torino.
Come avvocatessa, Lidia Poët ha reso importanti contributi alla creazione di un sistema giudiziario più equo e umano, concentrandosi sulla riforma del diritto penitenziario. Per il suo apporto significativo alla società, le è stata anche intitolata una scuola in suo onore.
La storia di Lidia Poët ha ispirato una nuova serie televisiva su Netflix che ripercorre la sua vita e la sua lotta contro la discriminazione di genere. La serie celebra la sua dedizione alla giustizia e rende omaggio alla sua figura di pioniera nella storia del diritto italiano.