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Lucrezia Borgia (1480-1519). Il marchio d’infamia impresso sulla sua fronte di Donna.

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Il 24 Giugno 2019 ricorrerà il 500 ° anniversario della scomparsa di Lucrezia Borgia.

Per molte persone, nell’epoca attuale, Lucrezia Borgia è la “femme fatale” del Rinascimento. La donna capace di ogni nefandezza. L’icona dell’eroina negativa. Come suol dirsi, una brutta nomea difficile da scalfire nel corso dei secoli.

La famiglia Borgia, forma italianizzata di Borja, casata aragonese, dalla Spagna giunse a Roma al seguito di Alonso Borgia, che fu eletto Papa nel 1455 con il nome di Callisto II. I Borgia acquisirono potere e lo consolidarono con Rodrigo, padre di Lucrezia, che divenne Pontefice nel 1492 con il nome di Alessandro VI. Lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius decise, in pieno Ottocento (1874), di indagare e studiare la vita di Lucrezia Borgia. E mise una linea di separazione, come deve o dovrebbe fare uno storico, tra le dicerie e i fatti documentati.

Scrisse Gregorovius:

“Né eroina, né vittima. Semplicemente donna. Con i difetti e le virtù proprie dell’ambiente dell’epoca in cui Lucrezia si trovò a vivere”. 

La cattiva fama di Lucrezia fu presente nell’opera letteraria del grande Victor Hugo e nell’opera lirica di Gabriele Doninzetti. Lo storico tedesco ebbe il merito di sottrarre la figura femminile al mito, alla donna quale mostro di ogni abiezione.

Lucrezia Borgia fu accusata di incesto da una schiera di poeti e storici del calibro di Pontano, Sannazzaro, Guicciardini e Machiavelli. Gregorovius evidenziò la donna, Lucrezia, quale strumento nelle mani del padre, Papa Alessandro VI, e del fratello Cesare, già cardinale e duca di Valentino.

Lucrezia Borgia crebbe in un contesto in cui regnarono corruzione e nepotismo. Non fu padrona del suo destino. I suoi tre matrimoni (Giovanni Sforza, il duca di Bisceglie e Alfonso d’ Este) valsero a stringere il potere e l’alleanza politica tra la famiglia Borgia e le prestigiose corti italiane. Sempre dalla penna di Gregorovius:

“In tale contesto poteva mai una fanciulla di 14 anni (Lucrezia, ndr) mantenersi pura? Non doveva l’elemento della immoralità nel cui mezzo era costretta a vivere, avvelenare i sentimenti suoi, attutire o falsare in lei ogni idea di morale e di virtù?”.

Nel 1501 Lucrezia Borgia fu data in sposa ad Alfonso d’ Este, signore di Ferrara. Come duchessa di Ferrara seppe rimuovere il marchio d’infamia impresso sulla sua fronte. Agì su due versanti. Promosse una intellettuale vita di corte e fu celebrata da poeti come Ludovico Ariosto e Pietro Bembo. Praticò la vita religiosa, fondò e sostenne istituzioni monastiche ed ospedali. Ebbe sempre una parola e un gesto di attenzione verso i miseri e gli afflitti. Il 24 Giugno 1519 Lucrezia morì di parto alla età di 39 anni.

Vi sono molte donne al mondo – malauguratamente! – che debbono subire (anche in forma anonima, sottile, ambigua) quotidianamente curiosità (morbose) e pettegolezzi riguardo al proprio modo di essere, di apparire. Come Lucrezia Borgia, ogni giorno tante donne devono impegnarsi al fine di rimuovere il giudizio gratuito, che a poco a poco diviene cattiva fama, che pesa su di loro. Falsità, invidia, opportunismo. Non vi sono protezioni sociali e religiose che possano evitare alla donna di essere oggetto di tutto ciò.

Ludovico Ariosto assegnò a Lucrezia Borgia un posto d’onore nel poema “L’Orlando Furioso” (canto XIII):

“Lucrezia Borgia, di cui d’ora in ora la beltà, la virtù, la fanno onesta. E la fortuna crescerà non meno che giovin pianta in morbido terreno”.

Fonti:

F.Gregorovius, Lucrezia Borgia, Club del libro Fratelli Melita, 1982

http://www.artspecialday.com/9art/2018/06/23/lucrezia-borgia-mito/

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