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Saffo. Il mio canto libero sei tu!
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“In un mondo che non ci vuole più, il mio canto libero sei tu. E l’immensità si apre intorno a noi, al di là del limite degli occhi tuoi”.
Lucio Battisti (1943-1998), cantautore, “Il mio canto libero”, 1972
Donna, poetessa e di origini aristocratiche. Saffo.
La poetessa è nata a Mitilene, nell’Isola di Lesbo, alla fine del VII secolo a.C. Lesbo, situata a nord- est del mar Egeo e vicina all’Asia Minore, al tempo di Saffo era un’isola ricca di commerci, che intratteneva rapporti con le città della costa dell’Asia Minore.
Da bambina Saffo è stata coinvolta nelle lotte tra fazioni politiche per il dominio sulla città. Con la sua famiglia si è rifugiata in Sicilia.
Saffo è stata l’animatrice della comunità del Tiaso (dal greco tiasos, gruppo dedito al culto di Dioniso) comunità per sole giovani donne aristocratiche.
Le donne erano avviate alla composizione poetica, alla danza e alla musica.
In particolare le giovani venivano introdotte al culto di Afrodite, la dea dell’amore e delle muse, la protettrice delle arti.
“Bello il tuo manto, o divo cielo e bella sei tu, rarida terra, ah di cotesta infinita bella parte nessuna alla misera Saffo i numi e l’empia sorte non cenno”, Giacomo Leopardi, “Ultimo canto di Saffo“.
In questo contesto Saffo ha iniziato a comporre poesia lirica o eolica, ad esprimere i propri sentimenti. La poesia lirica ha determinato un’alternativa alla poesia religiosa o civile.
Saffo ha scritto versi celebri, versi ricchi di sensualità. Ha composto delle liriche per alcune delle giovani donne di Lesbo, donne appartenenti alla comunità femminile del Tiaso.
Ragazze che erano in procinto di maritarsi. Le attenzioni di una donna, grande, per una giovane donna non debbono sorprendere. Nella Grecia del V secolo a.C nei gruppi aristocratici si intrecciavano fra i giovani e gli adulti relazioni amorose. E le donne, in quel dato momento, avevano un’indipendenza non indifferente.
L’opera poetica di Saffo è stata ricostruita grazie ai frammenti che sono stati recuperati. Saffo, bisogna ricordare, è stata oggetto da parte di uomini di lettere, a lei contemporanei, di offese.È stata derisa perché in quanto donna amava, cantava, esprimeva il proprio sentimento nei confronti di altre donne.
Oggi colui o colei – e per le donne c’è più violenza verbale! – che pubblicamente, tramite la Rete o altre forme di comunicazione, scrivono o parlano del proprio orientamento sessuale, ricevono insulti, minacce. La storia, purtroppo, non smentisce gli impulsi (peggiori) che risiedono in noi.
La poesia più famosa si Saffo è “Ode della gelosia”.
Saffo descrive la sua sofferenza nel constatare una giovane della comunità amoreggiare con uomo bellissimo. È la poesia di una persona sfibrata dalla gelosia.
Di seguito riportiamo alcuni versi della poesia – che sono stati tradotti (magistralmente) da Salvatore Quasimodo (1901-1968), poeta e premio Nobel per la Letteratura nel 1959 -.
“Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle e ho buio negli occhi e il rombo del sangue nelle orecchie.
E tutta in sudore e tremante come erba patita scoloro; e morte non pare lontana a me rapita di mente”
La tradizione – tuttavia non c’è documentazione – fa riferimento al suicidio della poetessa. Saffo muore poiché è stata respinta dal giovane Faone, uomo appartenente alla cerchia di Afrodite.
Per Alceo, poeta di Lesbo, Saffo è stata una creatura “divina, chioma di viola, sorriso dolce nome il miele”.
Fonti:
https://www.infinititesti.com/2017/01/28/lucio–battisti–il–mio–canto–libero–testo/
http://www.leopardi.it/canti09.php
https://www.cisonline.net/news/la-storia-della-poetessa-saffo/
https://paveseggiando.wordpress.com/2014/02/19/l-ode-della-g
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