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“Se gli uomini fossero belli ed intelligenti, si chiamerebbero donne.” Audrey Hepburn
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“Audrey Hepburn era come una stella incapace di vedere la propria luce.” Ecco le parole di George Cukor (1899-1983) regista statunitense che ha diretto Audrey Hepburn in My Fair lady (1964).
A volte è difficile immaginare una persona intelligente, socievole e di bell’aspetto, in una condizione di disagio psichico o fisico. Una seconda identità tinta di nero. E tale difficoltà si accentua quando la persona nel proprio ambito lavorativo, ad esempio, riscuote successo e gode di un’ottima vita sentimentale, familiare e così via.
Il modo di dire “l’apparenza inganna” dovrebbe risuonare sempre nella nostra mente. Audrey Hepburn è stata una delle icone di Hollywood e della cinematografia mondiale. Un’eleganza naturale e uno charme discreto hanno consentito all’ attrice di prendere le giuste distanze dalla società dello spettacolo. La protagonista di Colazione da Tiffany, Gigì, My Fair Lady, Sabrina e Vacanze romane, da bambina ha conosciuto, nel corso della seconda guerra mondiale e della occupazione nazista in Olanda, nel 1940, la fame e la denutrizione. Ha assistito alla deportazione di suo fratello in un campo di concentramento.
Tutto questo ha segnato la sua esistenza. Al termine del secondo conflitto mondiale Audrey Hepburn ha avuto seri problemi alla salute fisica (anemia, asma) e psichica (una depressione che è durata molti anni). Jean Cocteau (1889-1963), poeta e drammaturgo, ha così definito il lavoro dello scultore svizzero Alberto Giacometti (1901-1966):” Ho visto le sculture di Giacometti che sono così potenti, eppure così delicate, che viene voglia di descriverle come neve che conserva l’impronta di un uccello”. Pensiamo che tale definizione si possa adattare alla grazia, alla solarità e alla determinazione di Audrey Hepburn. Nel 1988, a 59 anni, l’attrice ha deciso di donare gran parte del suo tempo e delle sue energie al servizio del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Ha messo in atto il suo bisogno di dare affetto ai bambini sofferenti. Più volte si è recata in Africa e in America Latina e ha dichiarato: “Invecchiando scoprirete di avere due mani: una per aiutare voi stessi e l’altra per aiutare il prossimo”.
Audrey Hepburn nata il 4 Maggio 1929 a Bruxelles, in Belgio, da madre olandese e da padre irlandese (famiglia alto borghese). Alla età di sei anni Audrey ha visto il padre abbandonare la famiglia. Fin da piccola ha manifestato attrazione per la danza. La guerra le ha impedito di proseguire gli studi al conservatorio e di seguire la sua vera, forse, inclinazione. Il cinema l’ha rapita e i registi e produttori cinematografici sono stai rapiti dalla umiltà e naturalezza della giovane Audrey. Nel 1953 ha ricevuto il Premio Oscar per la interpretazione nel film, a fianco di Gregory Peck, Vacanze romane (regia di William Vyler). Nel corso della carriera cinematografica Audrey Hepburn ha vinto due Oscar, tre Golden Globe, un Emmy, un Grammy Award, tre David di Donatello.
“Per avere degli occhi belli, cerca la bontà negli altri; per delle labbra belle, pronuncia solo parole gentili; per una figura snella, dividi il tuo cibo con le persone affamate; per dei capelli belli lascia che un bambino vi passi le sue dita una volta al giorno; e per l’atteggiamento, cammina con la consapevolezza che non sei mai sola.”
Luca Dotti, il più giovane dei suoi due figli – l’altro è Sean Ferrer – nel 2015 ha scritto il libro, Audrey mia madre. In una intervista recente egli ha dichiarato che la madre “non si riteneva una grande attrice ed era quasi stupita dei consensi che riscuoteva. Pensava: Prima o poi si renderanno conto dell’errore e mi manderanno a casa”.
Audrey Hepburn non ha affrontato la vita con superbia. È stata dolce e nel contempo determinata. La sua sensibilità non l’ha mai portata a essere rassegnata o accondiscendente. Il regista Peter Bogodanovich l’ha definita “farfalla di ferro”.
Una nuova biografia, Dutch girl: Audrey Hepburn and World War II, elaborata dal giornalista statunitense Robert Matzen, incentrata su conversazioni con Luca Dotti, rivela che l’attrice, durante l’occupazione delle truppe di Hitler in Olanda, è stata impiegata dalla resistenza olandese per consegnare cibo e indumenti ai partigiani olandesi e ai militari britannici.
“Donare è vivere: se voi cessate di donare, voi cessate di vivere”, Audrey Hepburn
Fonti:
http://www.famigliacristiana.it/articolo/audrey.aspx
https://www.ilpost.it/2019/05/04/audrey-hepburn-90-anni-nascita/
https://www.repubblica.it/spettacoli/people/2019/04/12/news/audrey_hepburn-223853435/
Per saperne di più:
Luca Dotti, Luigi Spinola, Audrey mia madre, Mondadori Electa, 2015
https://www.audreyhepburn.com/menu/index02.php
https://www.unicef.it/web/audrey /
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